Costruire un Edificio nuovo: intervista a Gaetano Pugliese, presidente del Centro La Pira.

Intervista di Jacopa Settimo a Gaetano Pugliese, presidente del Centro La Pira. 

Favorire un clima di speranza e di rinnovata fiducia tra cittadini e istituzioni con l’invito a non cedere alla tentazione dell’indifferenza e del disimpegno”, è in sintesi quanto ha dichiarato il Presidente del Centro La Pira, una delle associazioni culturali più significative del territorio campano.

In un momento in cui il nostro Paese è attraversato da disorientamento e incertezza, continua Gaetano Pugliese, l’impegno politico sta molto a cuore ad un’associazione come la nostra: d’ispirazione cristiana, dedita alla formazione e al servizio e significativamente inserita nella società civile”.

D: Cosa significa oggi impegnarsi in politica secondo lo spirito di La Pira?

R: Oggi impegnarsi in politica non è facile. Insieme alle necessarie competenze tecniche per chi dovrà amministrare, occorre un profilo umano alto che testimoni anche con uno stile di vita trasparente e coerente un autentico spirito di servizio a favore della collettività. Ricercare il consenso promettendo l’impossibile o la tutela di interessi di parte non può che condurre in vicoli ciechi.

D: Con l’iniziativa “I politici architetti del bene comune”, da quasi trent’anni il Centro La Pira offre al territorio e ai candidati un momento di riflessione e un confronto sereno sul pensiero lapiriano. E’ sufficiente, oppure, occorre altro?

R: Non è questa l’unica iniziativa che il Centro propone attraverso eventi formativi e informativi e servizi al territorio con una programmazione e una tematica triennale. Come lapiriani il nostro impegno si muove lungo il tracciato della comprensione e della vicinanza alla persona tutta intera. La Pira ci ha dato un esempio di coerenza con il Vangelo, un esempio di servizio e non di potere. Oggi chi fa politica ha bisogno di vicinanza per non sentirsi solo. L’esercizio politico di noi cittadini non può ridursi al solo atto del voto. Avvertiamo il bisogno che si alzi il livello della cultura politica e che tutti si sentano responsabili della costruzione del bene comune.

D: Nell’attuale appuntamento elettorale i giovani sono presenti più che in passato. Secondo te è un segnale positivo? Quando è opportuno iniziare a fare politica?

R: Non esiste un’età precisa per iniziare. Essendo la politica una speciale vocazione e secondo La Pira, l’attività spirituale più alta dopo quella dell’intima unione con Dio, credo che l’età giovanile vissuta fra la gente, lo studio, il volontariato e soprattutto con serietà, competenza e sacrificio, sia l’età più adatta. Nel clima di sconforto e disaffezione per la politica che regna nel nostro Paese, è senz’altro positivo che tanti giovani testimonino la bellezza dell’impegno politico, pur in mezzo a tante difficoltà. Se la politica è governo intelligente degli avvenimenti e alimento della speranza, è nella vita ordinaria e quotidiana che si inizia a fare politica ed è un ambito nel quale ciascuno è chiamato a fare la sua parte: promuovendo, là dove si vive, relazioni amicali e concreta solidarietà nei confronti di chi è in difficoltà e ha bisogno di gesti e segni di speranza. Sono solo esempi di un necessario “abito culturale” che sappia con decisione contrastare la prevalente cultura individualista che mette al centro l’interesse personale e non sa guardare oltre la soddisfazione dell’oggi.

D: Un’associazione laica, d’ispirazione cristiana, qual’ è il Centro La Pira, come si inserisce nel decennio che la CEI ha dedicato all’educazione e in che modo ricorda i cinquant’anni del Concilio?

R: La dimensione educativa permea tutta la vita e tutte le attività del Centro. Accogliendo l’invito del Concilio, di partecipare alle vicende del nostro Paese in termini di responsabilità personale, abbiamo deciso di approfondire nell’Itinerario di spiritualità e politica la costituzione conciliare Gaudium et Spes. Infatti “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” (n°1) sono anche le nostre.

D: Ti ringrazio e ti chiedo di concludere questa nostra intervista con un ultimo invito sempre lapiriano.

R: Grazie a te. “Quando la Provvidenza mi portò sugli scanni dell’Assemblea Costituente, mi sono trovato nello stato d’animo di un “architetto” cui sia affidato il compito di costruire un edificio nuovo al posto di quello vecchio in parte o in tutto crollato” (Giorgio La Pira, 1948). L’invito decisivo e conclusivo è dunque quello di promuovere luoghi ed esperienze di partecipazione attiva, per formare cittadini maturi e capaci di operare per il bene di tutti, nessuno escluso.

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